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Il nostro impegno

L'attività dell'Associazione Thara Rothas da anni ormai si è concentrata sulla raccolta delle testimonianze dei territori marginali
luoghi spesso abbandonati o dis-abitati.

Una vasta porzione di territorio nazionale

Alcuni dati interessanti sono quelli raccolti dal censimento del 2007 condotto da Legambiente e Confcommercio, dove risultavano quasi 2.800 comuni a disagio insediativo, ossia a rischio di desertificazione sociale.

Ma i comuni già dis-abitati sono altri ancora,

una somma che rappresenta un patrimonio importante, la storia di un territorio sempre meno abitato e alcune volte totalmente dis-abitato.

Qualcuno stima essere quasi il 60% del territorio nazionale.

Una dorsale che parte dalle Alpi e che attraversa l'entroterra, del paese Italia, arriva fino alle terre del nostro più profondo sud.

Tutto ciò, è il frutto di una politica del territorio accecata dal profitto, capace di distruggere la cultura rurale che fino a quel momento aveva regnato, facendola sentire inappropriata.

Sguardi disattenti e politiche facili...
in corsa verso il benessere basato sul consumo spietato.

Il popolo agricolo, invece resta il simbolo di una cultura spesso lasciata in ombra perchè testimonianza di un'Italia povera e sofferente, lasciando immense porzioni di territorio abbandonato a sé stesso in balia di destini casuali, senza guida, senza tutela e salvezza.

I Dis-abitati sono la testimonianza e la memoria della nostra storia rientrando in ciò che l'Associazione Thara Rothas definisce “l'Archeologia rurale”. Molti di questi oltre alla memoria hanno in sé la potenzialità di essere riutilizzati, ma non come scenografie e nemmeno come edifici-contenitori, lidi per investitori assetati di speculazione capaci solo di CONSUMARE TERRITORIO, bensì come luoghi da riabitare. I Dis-abitati sono pronti ad ospitare la vita pulsante, una vita dedicata alla nuova ruralità una ruralità cosciente e consapevole, intellettuale fatta di giovani che tornano a scoprire il sapore della ruralità come un'esperienza si crescita ma anche di sviluppo economico.

La riscoperta della dignità della ruralità e del suo popolo passato ma anche futuro, rinnegare l'omologazione ai modelli predefiniti cittadini e pensare alle vocazioni reali dei territori per rispettare la loro natura e armonia.

Credere ad una economia lenta e sostenibile, naturale ed equilibrata pensando che dopo di noi ci saranno altre generazioni, a cui non potremo lasciare un infausta eredità ma bensì una cultura del saper fare e rispettare una cultura del dopo di noi.

 

foto di Paolo Campagnoli